Eva Trentin

SLOW LIFE IN ARTE, ARTIGIANATO E DESIGN di Giuseppina Manganelli

E’ con piacere che riscontro il diffondersi della logica dello slow nei vari campi della vita. Fortunatamente sempre più persone, consapevoli di quanto la fast life abbia in qualche modo intossicato l’uomo, hanno il coraggio di inserire tale logica nella loro vita.

Con il termine slow non si intende soltanto il concetto di lento contrapposto a quello di veloce, ma ingloba tutto ciò che la lentezza porta con sé: osservazione e riflessione esteriore ed interiore, ricerca e sperimentazione, benessere fisico e psicologico, consapevolezza di ciò che può nuocere, indipendenza di scelta; rispetto, dunque, per le persone e per le cose con la conseguente restituzione del valore a tutti e a tutto. Niente posto per l’omologazione, la spersonalizzazione, la serialità l’uniformazione, il livellamento, la sterile riproduzione o il fake. L’artigianato, l’arte e il design sono mondi in cui può dominare meravigliosamente la logica dello slow. Indossare un capo d’abbigliamento o accessorio handmade e dal disegno esclusivo ci dà la sensazione di distinguerci, di sentirci particolare e suscita la curiosità di chi apprezza il capo per unicità, qualità e bellezza ma anche per essere senza tempo. Un ‘opera d’arte/artigianale che arreda fa la differenza in una casa. Ho pensato di mettermi in contato con l’artista e designer d’interni vicentina Eva Trentin, specializzata nell’uso della tecnica di stampa naturale o stampa botanica, per conoscere meglio la sua attività e socializzarla. La Trentin produce complementi d’arredo, soprattutto quadri, capi d’abbigliamento, accessori d’abbigliamento, soprattutto sciarpe, gioielli, borse, e oggetti di cartoleria.

Ecco la mia intervista.

Quali materiali utilizza nelle sue creazioni?

E. T. Prediligo i materiali naturali che mi circondano, meglio se di recupero perché donare loro una seconda possibilità mi fa sentire bene. Gli elementi che utilizzo sono le ricchezze e le generosità della natura, soprattutto foglie cadute a terra o materiale di potatura, ma non mancano le volte che passo in fioreria per recuperare fiori e foglie appassite…un dono prezioso! Utilizzo anche bucce; adoro il colore che si ottiene dalle bucce di cipolla, che prontamente metto da parte per le mie stampe gialle. Quando ho scoperto che il fiore di ibisco ha la durata di un giorno ne sono rimasta affascinata: al crepuscolo si chiude e non si riapre più. Quindi, destinati ad appassire, dono a loro un nuovo tempo: quello dell’arte, potenzialmente infinito. Nell’anno 2018 ne ho essiccati ben 65, usati già tutti da un bel po’ ; Utilizzo carta che proviene da sfridi di cartiera. Lavoro con tessuti di origine animale, lana e seta, e di origine vegetale, cotone e lino. Faccio uso scampoli o ritagli, non perché costano meno ma perché sono attenta allo spreco. Lavoro anche con vecchi tessuti. Ritengo tutto ciò etico. Sono felice quando riesco a trovare vecchie porte di mobile, che utilizzo come base per i miei lavori. Hanno una storia segreta, un passato, un vissuto…insomma sono interessanti.

Come vengono lavorati i materiai che raccogli?

E.T. Dopo essere stati raccolti, i materiali naturali vengono essiccati, congelati, sminuzzati o utilizzati nella sua interezza e poi utilizzati al momento più opportuno. Saranno impressi su carta o tessuto attraverso varie tecniche, una di esse ad esempio è la stampa botanica a contatto. La carta impressa con i colori vegetali viene utilizzata per creare opere d’arte, accessori del mondo fashion design, come i gioielli, o decorazioni su oggetti e mobili. Ritaglio i particolari che mi colpiscono al momento e creo degli intarsi di carta. La stampa botanica è come una sindone, perché il materiale vegetale cotto a vapore a stretto contatto con carta o tessuto rilascia la sua essenza naturale. Una volta terminata la cottura il materiale vegetale viene tolto e quello che ne rimane non è un colore monovibrazionale (come quello chimico), ma ogni singolo colore è formato dall’insieme di tante sfumature, le cui frequenze sommate tra loro trasmettono al cervello un senso di equilibrio e piacere estetico. Per la tecnica di cianotipia (antica tecnica fotografica) utilizzo due sali di ferro per sensibilizzare la carta, o il tessuto. Poi con i raggi UV del sole accade la magia! Una tecnica affascinante e dalle mille sperimentazioni.

Quanto peso ha avuto sulla sua attività lavorativa la sua formazione?

E.T. La mia è una famiglia molto creativa. Sono cresciuta con molti input e varie ispirazioni. Mia madre ha maturato esperienze in diversi ambiti lavorativi tra cui la cucina e la sartoria, settori dalle mille combinazioni in cui si può essere molto creativi. Mio papà ha fondato una carpenteria meccanica: e’ un abile imprenditore. Ho ereditato, quindi, dai miei genitori il valore del saper fare, dell’impegno e dell’importanza di avere un focus, un obiettivo; qualità in cui credo molto e spero di tramandare alle mie figlie e ai giovani in generale. Ho frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Nove ad indirizzo Arredamento e Architettura e poi l’ISAI Design Academy, una scuola triennale di interior design. Terminati gli studi, ho cercato di fare i lavori che mi permettevano di imparare più concetti e maestranze possibili: ho lavorato con architetti, designer, geometri, ingegneri, falegnami, arredatori Credo di avere una formazione completa, anche se penso che non si finisce mai di imparare. Aggiungere nuove competenze mi appaga…la conoscenza è libertà. Tra i pensieri in campo dell’architettura sono stata affascinata dal biophilic design, quella forma di progettazione che va incontro alle nostre innate esigenze di essere in sintonia con la vita e con le dinamiche biologiche. Il sistema di valori alla base del design d’interni biofilico prevede l’utilizzo di materiali organici di provenienza sostenibile e locale come foglie, legno e materiali vegetali e naturali. Nel 2015, alla soglia dei quarant’anni, chiusasi tutte le porte lavorative, ho deciso di provare a lavorare cercando di fare quello che amo, dedicarmi al campo dell’arte. L’arte è uno dei più difficili settori in cui inserirsi e crescere, specialmente se si devi partire da zero, se non si ha qualcuno che ti guida e ti porge con sincerità una mano. Anche nel campo dell’arte, gli approfittatori inquinano il settore e ne sviliscono l’intento nobile.

Cosa è per lei il suo lavoro e qual è la sua Mission?

E.T. Sono un’artista e il mio lavoro (dopo la mia famiglia) è il mio secondo amore. Adoro il mio lavoro e quello che realizzo e spero di riuscire a trasferire alle persone l’amore per l’arte e per il bello. Quando lavoro sto bene. Sono convinta che la bellezza salverà il mondo, se l’uomo lo permetterà. La mia Mission consiste nel rappresentare un mondo di sogni dove l’immaginario del mio pubblico possa sentirsi a casa e ritrovarsi, immersi nella natura ad assaporarne i colori. Le persone rimangono sempre affascinate, infatti, quando in atelier racconto come nascono i miei lavori. Credo sia fantastico poter realizzare un oggetto, un’opera, un tessuto utilizzando ciò che mi circonda. Così, i miei lavori diventano un racconto; raccontano di luoghi, di momenti, di storie, di persone, di paesaggi, di emozioni. Hanno l’impronta di un luogo preciso in un determinato momento.

Quanta ricerca e sperimentazione sta alla base del suo lavoro?

E.T. Tanta ricerca e sperimentazione. Trovo affascinante sperimentare e sono sempre alla ricerca di nuove tecniche. Nella stampa botanica scopriamo il risultato finale solo al termine del processo, quindi all’apertura del pacchetto; infatti, le stampe sono sempre diverse e uniche. Le variabili possono essere infinite e dipendono dalla stagione in cui avviene la raccolta del materiale, dalle condizioni atmosferiche, dal momento della giornata, dal tipo di terreno (acido o basico), dal ph dei liquidi utilizzati per mordenzare o cuocere il materiale. Nuove sperimentazioni mi stanno già aspettando.

Anche la cianotipia permette di avere sempre stampe uniche. È una tecnica dalle infinite variabili in cui si possono utilizzare immagini fotografiche. La variazione del colore ciano dipende dalla potenza dei raggi UV del momento e dal tempo di esposizione. Possiamo poi virare il colore attraverso successivi bagni utilizzando tè, caffè, ammoniaca…

Quali sono le sue opere/prodotti più originali?

E.T. Penso che le più originali siano le quattro borse di “Serie Unica”.

Attraverso questo progetto sono riuscita a trasferire le mie abilità di artista e progettista in un oggetto luxury fashion design. Con esse racconto il Patrimonio Unesco di Verona attraverso la storia di quattro donne. Le borse sono “Marcellina”, la clutch bag di epoca romana, “Giulietta”, la minaudiere bag di epoca medievale, “Isotta”, la shopper bag di epoca rinascimentale, e “Silvia”, la basket bag di epoca moderna. Le borse sono in legno, ricoperte in foglia d’oro e decorate con preziosi intarsi di carta. Attraverso questa serie, l’oggetto diventa pura narrazione e strumento di conoscenza: superando il significato di oggetto di design, diventa rappresentazione di un territorio raccontato attraverso particolari architettonici e ritratti.

SERIE UNICA Craft Design Made in Veneto è un progetto di Federica Preto di FONDO PLASTICO. E’ una collezione di oggetti di Design artigianale dedicata ai 9 siti UNESCO veneti e realizzati da 9 aziende artigiane venete.

Molto originali sono anche gli ultimi lavori, ”Giardini Contemporanei”. Sono dei quadri in cui vengono usate le stampe naturali, botaniche, le cianotipie e la fusione delle varie tecniche. Ogni opera è un “simposio”: è costituita da tante tessere che sembrano danzare, creando particolari effetti. In ogni opera c’è colore, musica, poesia e movimento. Il titolo del quadro è il numero di tessere che compongono l’opera. Osservando il quadro da lontano, percepiamo il movimento e man mano che noi ci avviciniamo appaiano mille particolari. Ogni tessera è un’opera a sé. I vari componenti vengono ritagliati ed incollati uno ad uno. Tra una tessera e l’altra c’è la foglia d’oro; l’oro è il colore della luce, della vita, trasmette calore e forza. Nessun colore brilla come la foglia d’oro. Riflette in base alla sua posizione ed alla luce naturale che lo illumina.

Quali sono state e sono le sue difficoltà?

E. T. Dopo molti anni di studio, sperimentazione, collaborazioni e nuovi progetti sono soddisfatta del mio percorso, ma la strada è ancora lunga. Le difficoltà sono quelle legate alla professionalizzazione dell’esperienza artistica, all’inserimento sul mercato delle opere artistiche o dei prodotti artigianali, la vendita in generale. La società, infatti, non è consapevole né del tempo e dell’impegno necessari per l’acquisizione di competenze dal parte dell’artista/artigiano né di quelli che occorrono per la realizzazione di un’opera/prodotto.

di Giuseppina Manganelli, pubblicato il 17 Gennaio 2024 Emme24.it

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